Fritti e dieta: solo un sogno?

Che noia queste diete, eh.

Quello non puoi mangiarlo, quell’altro sognatelo.

Per non parlare del gusto.

𝙏𝙪𝙩𝙩𝙤 𝙧𝙞𝙜𝙤𝙧𝙤𝙨𝙖𝙢𝙚𝙣𝙩𝙚 𝙨𝙚𝙣𝙯𝙖 𝙨𝙖𝙡𝙚 𝙚 𝙨𝙚𝙣𝙯𝙖 𝙤𝙡𝙞𝙤, 𝙥𝙤𝙨𝙨𝙞𝙗𝙞𝙡𝙢𝙚𝙣𝙩𝙚 𝙗𝙤𝙡𝙡𝙞𝙩𝙤!

Sì, così è più sano e dimagrisci.

E se ti dicessi che non è così?

Sono convinzioni molto diffuse, ma non sempre corrette.

L’olio extravergine d’oliva, simbolo della nostra tradizione mediterranea, è spesso vittima di un paradosso: viene considerato tanto prezioso da un punto di vista salutare quanto “pericoloso” per la linea.
Eppure, è proprio la qualità dei suoi grassi e il modo in cui li usiamo a fare la differenza.


Cotto o a crudo: cosa cambia davvero

Uno dei dubbi più comuni riguarda il modo in cui l’olio viene utilizzato:
si perde qualcosa se lo si usa in cottura?

In parte sì, ma non quanto si crede.

Durante la cottura, una frazione dei polifenoli e della vitamina E si riduce, poiché sono composti sensibili al calore. Tuttavia, l’olio extravergine ha un’elevata stabilità termica, grazie proprio all’alto contenuto di acido oleico e alla presenza di antiossidanti naturali.
Questo lo rende più resistente all’ossidazione rispetto a molti oli di semi, che degradano facilmente producendo composti tossici (aldeidi e perossidi lipidici).

👉 In pratica, se la temperatura non supera i 180°C, l’EVO conserva gran parte delle sue caratteristiche salutari anche dopo la cottura.
👉 È quindi perfettamente adatto per soffritti leggeri, cotture in forno e al vapore, e persino per la frittura, purché gestita correttamente.


E dal punto di vista calorico?

Che sia crudo o cotto, le calorie restano identiche: circa 9 kcal per grammo.
La differenza non sta quindi nel “quanto ingrassa”, ma in come viene usato e in che contesto.

Un cucchiaio d’olio extravergine, inserito in un pasto equilibrato, può:

  • aumentare la sensazione di sazietà;

  • ridurre i picchi glicemici post-prandiali;

  • migliorare la digestione e la funzionalità epatica.

Eliminarlo per paura delle calorie, invece, porta spesso a un effetto opposto: pasti meno soddisfacenti e maggiore tendenza a cercare “grassi nascosti” o zuccheri di compenso.


Perché nell’immaginario comune, la frittura è sinonimo di “sgarro”, “cibo proibito”, “peccato di gola”?

Con le giuste attenzioni, una buona frittura può trovare spazio anche in un percorso di dimagrimento.


Il problema non è la frittura. È come la facciamo.

Quando pensiamo al fritto, immaginiamo olio che “galleggia” nel piatto, cibi unti e pesanti, difficili da digerire.
E in effetti, una frittura eseguita male può davvero diventare un disastro per il fegato e per la linea.

Ma se eseguita in modo corretto, la frittura non solo non è dannosa, ma mantiene molte proprietà nutrizionali degli alimenti, proprio grazie al suo particolare meccanismo di cottura.

Durante la frittura, infatti, l’alimento viene immerso in olio caldo a una temperatura tra i 160 e i 180°C.
A queste temperature, si verifica uno shock termico che causa una rapida disidratazione dello strato esterno del cibo: l’acqua evapora e si forma una crosticina protettiva.

Questa barriera impedisce all’olio di penetrare in profondità, preservando i nutrienti interni e limitando l’assorbimento di grassi.
Paradossalmente, una frittura ben fatta contiene meno grassi di una cottura prolungata in padella, dove l’olio viene assorbito lentamente.


La chiave sta nella temperatura

Il vero punto critico della frittura è il controllo della temperatura.
Quando l’olio supera il punto di fumo, cioè la temperatura alla quale comincia a bruciare e a decomporsi, si formano sostanze tossiche come l’acroleina e si perdono i benefici antiossidanti.

👉 Per l’olio extravergine d’oliva, questo punto è intorno ai 180°C, variabile a seconda della qualità.

La scelta dell’olio: non tutti sono uguali

Qui arriva la parte cruciale.
L’olio non è un semplice condimento, ma un vero e proprio ingrediente funzionale.
E in una frittura, la sua qualità fa tutta la differenza — sia per la salute che per il risultato nel piatto.

L’olio extravergine d’oliva (EVO) è la scelta migliore anche in cottura, per tre motivi fondamentali:

  1. Stabilità termica – L’alto contenuto di acido oleico lo rende resistente all’ossidazione, cioè alla degradazione che produce sostanze dannose.

  2. Presenza di antiossidanti naturali, come polifenoli e tocoferoli, che proteggono i grassi dall’alterazione e limitano la formazione di composti tossici.

  3. Profilo lipidico favorevole, con una quota equilibrata di grassi monoinsaturi che sostengono la salute cardiovascolare e la funzionalità epatica.

Molti credono che gli oli di semi siano “più leggeri”, ma in realtà sono meno stabili alle alte temperature e tendono a produrre più facilmente acidi grassi trans e sostanze ossidate.
Inoltre, gli oli raffinati, spesso privi di antiossidanti naturali, si degradano molto più rapidamente.

👉 Quindi sì: l’olio extravergine d’oliva è perfetto anche per friggere, a patto di non superare i 180°C.
Un piccolo segnale per capire se stai esagerando?
Il tipico odore acre e pungente: se lo senti, l’olio sta iniziando a fumare e a degradarsi.

Usare un termometro da cucina o, più semplicemente, verificare che l’olio inizi a sfrigolare senza fumare, è il modo migliore per mantenere la cottura in sicurezza.

È importante anche:

  • non riempire troppo la padella, per evitare che la temperatura scenda bruscamente;

  • friggere pochi pezzi per volta, in modo che l’olio resti stabile;

  • asciugare bene l’alimento a fine cottura, per eliminare l’olio superficiale.

Seguendo queste regole, la quantità di grasso effettivamente assorbita può rimanere sorprendentemente bassa.


Perché non è la frittura a far ingrassare

Da un punto di vista energetico, la frittura non è diversa da altri metodi di cottura con grassi: l’olio, cotto o crudo, fornisce sempre 9 kcal per grammo.
La differenza è nel contesto.

Un pasto equilibrato, in cui la frittura è inserita con consapevolezza, può tranquillamente rientrare in un percorso di dimagrimento:

  • se è occasionale,

  • se è preparata in modo corretto,

  • e se si inserisce in un’alimentazione complessivamente varia e bilanciata.

Eliminare totalmente alcuni cibi, invece, riduce la flessibilità metabolica e aumenta il rischio di compensazioni emotive o caloriche nei giorni successivi.
Al contrario, concedersi ogni tanto una frittura fatta bene aiuta a mantenere equilibrio psicologico e metabolico, favorendo la continuità del percorso.


Il ruolo dell’olio extravergine d’oliva

L’olio extravergine d’oliva resta la scelta migliore anche per friggere, grazie all’alto contenuto di acido oleico e di polifenoli, che lo rendono più stabile alle alte temperature.

Gli oli di semi, spesso consigliati per “leggerezza”, in realtà si ossidano più facilmente, generando prodotti di degradazione potenzialmente dannosi.

Inoltre, l’EVO, anche in cottura, mantiene parte delle sue proprietà antinfiammatorie e dei suoi antiossidanti naturali.

L’olio extravergine d’oliva (EVO) è costituito per circa il 75% da acido oleico, un acido grasso monoinsaturo che svolge un ruolo fondamentale nel mantenimento della salute cardiovascolare.
A livello biochimico, questo tipo di grasso:

  • migliora il profilo lipidico ematico, aumentando il colesterolo HDL (“buono”) e riducendo l’LDL (“cattivo”);

  • riduce i processi infiammatori sistemici, grazie alla modulazione di molecole come la prostaglandina E2 e il TNF-α;

  • favorisce la sensibilità insulinica, aiutando il metabolismo glucidico.

Ma l’olio EVO non è solo “grasso buono”: è anche ricco di polifenoli e vitamina E, potenti antiossidanti naturali che proteggono le membrane cellulari dai radicali liberi e rallentano i processi di invecchiamento cellulare.


Biologicamente parlando

Durante la digestione di un alimento fritto ben preparato, il corpo risponde in modo simile a quello di un alimento cotto al forno con olio.
Non si verificano alterazioni significative nella risposta glicemica né un aumento anomalo dei trigliceridi, se il pasto è ben bilanciato e le porzioni sono moderate.

L’olio, anzi, stimola la secrezione biliare e la produzione di enzimi digestivi, favorendo la digestione dei grassi e migliorando la funzionalità epatica.
Ecco perché una frittura occasionale, in un corpo metabolicamente allenato e in equilibrio, non rappresenta un ostacolo al dimagrimento, ma parte di una normale flessibilità alimentare.


L’importanza della consapevolezza

Nel metodo L’alimentazione pensata, non c’è spazio per la paura del cibo.
C’è spazio per la consapevolezza.
Per capire come un alimento agisce sul corpo, quando è il momento giusto per introdurlo e in che modo può essere preparato per sostenere la salute, non per comprometterla.

Non è una frittura fatta bene a ostacolare il tuo percorso.
È la rigidità, la paura, l’idea che per dimagrire bisogna solo togliere.

La libertà alimentare nasce dal sapere che ogni scelta può essere pensata, anche quella di concedersi, ogni tanto, una frittura dorata e leggera, gustata senza sensi di colpa.


In sintesi

  • ✅ L’olio extravergine d’oliva è il più stabile per friggere.

  • ✅ La temperatura non deve superare i 180°C.

  • ✅ Friggere pochi alimenti per volta e asciugarli bene.

  • ✅ La frittura occasionale, se ben fatta, non compromette il dimagrimento.

  • ✅ Inserita con consapevolezza, favorisce la flessibilità metabolica e mentale.


Mangiare bene non significa vivere di rinunce.
Significa imparare ad ascoltare il corpo, a capire i meccanismi, a scegliere con equilibrio.
Solo così, nel rispetto del tuo percorso e del tuo piacere, puoi riconquistare davvero la tua libertà.

In pieno stile “L’alimentazione pensata”.

La trafilatura al bronzo

“Com’è ruvida! Si sente che è artigianale.” Può sembrare solo una questione estetica. E invece… Se sei concentrato sulla cura della tua alimentazione dando importanza

Leggi Tutto »

Fritti e dieta: solo un sogno?

Che noia queste diete, eh. Quello non puoi mangiarlo, quell’altro sognatelo. Per non parlare del gusto. 𝙏𝙪𝙩𝙩𝙤 𝙧𝙞𝙜𝙤𝙧𝙤𝙨𝙖𝙢𝙚𝙣𝙩𝙚 𝙨𝙚𝙣𝙯𝙖 𝙨𝙖𝙡𝙚 𝙚 𝙨𝙚𝙣𝙯𝙖 𝙤𝙡𝙞𝙤, 𝙥𝙤𝙨𝙨𝙞𝙗𝙞𝙡𝙢𝙚𝙣𝙩𝙚 𝙗𝙤𝙡𝙡𝙞𝙩𝙤!

Leggi Tutto »